In questi giorni il mondo intero sta attraversando la peggior crisi sanitaria dei tempi moderni: una pandemia legata ad un nuovo tipo di virus che causa febbre e difficoltà respiratorie che, nel peggiore dei casi, possono portare addirittura alla morte. Mentre i governi e le autorità sanitarie cercano di gestire al meglio questa drammatica emergenza, tutti noi dovremmo interrogarci sul come siamo arrivati a questo punto.

Secondo l’ipotesi al momento più plausibile, tutto sarebbe iniziato a Wuhan, una megalopoli cinese di 11 milioni abitanti che sorge sulle sponde del Fiume Azzurro, tra i più importanti corsi d’acqua dell’Asia. Nello specifico, la tragica catena di eventi che ha portato all’attuale paralisi della nostra società sarebbe partita da un mercato di alimenti dove venivano vendute anche innumerevoli specie selvatiche. In gabbie stipate le une sulle altre, tra galline, fagiani, conigli, cani e gatti, muovendosi tra le bancarelle del mercato di Wuhan, avremmo potuto trovare anche tassi, volpi, castori, serpenti, marmotte, pipistrelli, ricci, tartarughe e molte altre specie selvatiche, molte della quali vive e macellate davanti al cliente. Spesso, inoltre, in questo tipo di mercati vengono vendute anche, illegalmente, specie protette dalle leggi locali, ma richieste dalla “medicina” tradizionale cinese, la quale ha ancora radici troppo forti e profitti troppo alti nel continente asiatico.

Ebbene, questo tipo di scenario, dove animali di ogni sorta sono ammassati in condizioni di pessima igiene gli uni accanto agli altri, è il brodo primordiale perfetto per lo scoppio di una epidemia globale. Gli animali selvatici, infatti, ospitano virus sconosciuti al nostro sistema immunitario, i quali possono passare da un animale all’altro, fino ad arrivare a noi, con tragiche conseguenze per la nostra salute. Ed è così che siamo arrivati a questo punto: un nuovo tipo di coronavirus, probabilmente portato dai pipistrelli in vendita a Wuhan, ha infettato l’uomo, prendendoci alla sprovvista e minacciando la nostra sicurezza.

Così, come già successe nel 2004 con il virus della SARS, lo sfruttamento irrazionale della fauna selvatica ha generato una nuova crisi mondiale, tanto sanitaria quanto economica: l’esempio perfetto di come la protezione della biodiversità e della fauna selvatica non sono fini a sé stesse, ma hanno anche delle profonde implicazioni per il benessere della società umana.

Attualmente la Cina ha vietato la vendita di animali selvatici a scopo alimentare, ma resta purtroppo lo scopo “medicinale”. A quando uno stop completo allo sfruttamento irrazionale della fauna selvatica? Finché lo scriteriato commercio di fauna selvatica resisterà, tanto in Cina come in altri paesi del mondo, continueremo a dover aspettarci crisi come quella attuale (o addirittura peggiori).

Articolo a cura di Nicola Bernardo, ricercatore in conservazione della fauna (Stazione biologica di Doñana).

Per chi volesse approfondire ulteriormente, ecco un video prodotto dal canale internazionale di divulgazione scientifica Vox:

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