Nel periodo compreso tra luglio 2022 e settembre 2023 K’ Nature, su incarico dell’Ente Parco Nazionale del Cilento, Valle di Diano ed Alburni (PNCVDA), ha portato avanti il monitoraggio del Lupo appenninico (Canis lupus italicus) nel territorio dell’area protetta nell’ambito del progetto nazionale “WOLFNExT – Parchi a sistema per il futuro del Lupo in Italia”.

Il PNCVDA, istituito nel 1991, è il secondo parco nazionale più grande d’Italia, con una superficie di 181.048 ettari e ricade interamente nella provincia di Salerno. Per l’enorme valore naturalistico e culturale, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Tale studio è susseguente al monitoraggio condotto nello stesso territorio da ottobre 2020 a marzo 2021 (compreso all’interno del primo monitoraggio su scala nazionale coordinato da Ispra tra il 2018 ed il 2022) il quale era stato implementato in un’area delimitata di 13 celle 10 x 10 km ricadenti nel territorio del Parco che aveva fornito, come risultato, la raccolta di un totale di 381 dati di presenza e l’accertamento della presenza della specie nel 100% delle celle indagate.

L’area di studio all’interno del nuovo monitoraggio è stata aggiornata ed ampliata, con un totale di 34 celle 10 x 10 km (18 in più rispetto al precedente monitoraggio) andando a ricoprire l’intero territorio del Parco.

I dati sono stati raccolti da 11 operatori della Kayla Nature (K’ Nature), ognuno dei quali aveva previamente seguito il corso di formazione ISPRA per l’ottenimento della qualifica di “Operatore monitoraggio nazionale del Lupo”. Ulteriori dati sono stati raccolti da parte della cittadinanza e dal personale del CUFAA.

Nei 34 quadranti di studio sono stati individuati 48 transetti, con lunghezza media di circa 4 km, costituenti una rete di monitoraggio di quasi 200 km. I transetti sono stati percorsi dagli operatori, in coppia, a cadenza bimestrale, con l’obiettivo di rinvenire segni di presenza quali: fatte, siti di marcatura, impronte, piste su neve, carcasse di animali predati ed esemplari morti.

L’osservazione di dati attraverso video-fototrappolaggio è stata adottata nel periodo compreso tra ottobre 2022 e agosto 2023, attraverso una rete di oltre 50 stazioni, con la finalità di perseguire obiettivi quali:

  • verificare la presenza della specie
  • verificare la presenza di un branco
  • confermare l’avvenuta riproduzione all’interno dei nuclei individuati
  • individuare potenziali esemplari dal fenotipo anomalo

La tecnica del wolf howling, che consiste nell’emissione di ululati registrati per stimolare la risposta da parte dei Lupi, è stata invece implementata durante i mesi di luglio, agosto e settembre 2022 con l’obiettivo di identificare le core-areas dei branchi in corrispondenza di alcuni territori occupati dai nuclei individuati nella stagione 2020-2021.

Grazie all’impiego delle diverse tecniche precedentemente descritto, lo studio ha permesso di ottenere circa 500 dati di presenza all’interno dell’area di studio, confermando la distribuzione della specie in più del 90% dei quadranti, nei quali per ognuno, è stato selezionato almeno un dato di categoria C2 (codice che, secondo i protocolli Ispra, indica un’ “identificazione confermata da un operatore qualificato”).

Dei circa 500 dati di presenza, gli escrementi hanno rappresentato, di gran lunga, la tipologia di segni di distribuzione più abbondante. Le altre tipologie di dati (avvistamenti mediante fototrappolaggio, rinvenimento di esemplari morti, resti di predazione, tracce su fango o neve) hanno costituito poco meno del 40% del totale, la maggioranza dei quali rappresentato dagli avvistamenti tramite video-fototrappolaggio. Tale tecnica ha permesso di testimoniare la presenza di numerosi nuclei, alcuni dei quali comprendenti fino a 6 individui.

Tramite video-fototrappolaggio, è stato anche possibile confermare l’avvenuta riproduzione per uno dei nuclei individuati nel corso del monitoraggio, grazie a delle immagini (risalenti ad agosto 2023) mostranti il branco con almeno 3 cuccioli a seguito.

Ulteriore fattore particolarmente rilevante emerso durante il monitoraggio è stata l’indicazione di un’elevata mortalità della specie all’interno del territorio del Parco. Gli esemplari di Lupi morti rinvenuti sono stati in totale 6 di cui 4 uccisi da incidenti stradali ed uno, caso molto interessante, molto probabilmente ucciso a causa di ferite inflitte da un Cinghiale. Questi ritrovamenti fanno ipotizzare che la causa principale di mortalità del lupo all’interno del parco sia, molto probabilmente, da attribuire agli investimenti, nonostante permangono dubbi sul ruolo del bracconaggio tuttora, malauguratamente, presente nell’area protetta.

Per quanto concerne l’identificazione di segni di ibridazione, l’unico elemento ritrovato durante il periodo di monitoraggio è stato un singolo individuo di cane dal fenotipo anomalo. Tuttavia, come diverse osservazioni tramite fotorappolaggio nel corso dello studio testimoniano, la presenza di diversi individui e/o gruppi di cani rinselvatichiti è abbastanza elevata lungo tutto l’areale del Parco, aumentando così il rischio di inquinamento genetico per i branchi presenti.

L’attività di campo ha anche permesso di raccogliere numerosi dati interessanti su altre specie di Mammiferi, in particolare mediante la tecnica del fototrappolaggio. Tra queste risultano essere di particolare valore, sia in termini scientifici che in termini conservazionistici, le seguenti: Istrice (Hystrix cristata), Puzzola (Mustela putorius), Lontra (Lutra lutra), Gatto selvatico (Felis silvestris), Cervo (Cervus elaphus), Capriolo (Capreoleus capreoleus italicus).

In conclusione, nonostante in passato siano già stati compiuti autorevoli studi riguardanti il Lupo nell’area del Parco, il presente progetto, il primo condotto sul carnivoro contemporaneamente su tutti i quadranti del PNCVDA, ha contribuito in maniera importante ad aggiornare e ad approfondire le conoscenze sulla specie.

Alla luce dei risultati ottenuti risulterà fondamentale che – come indicato proprio dalle stesse linee guida di WOLFNExT – vengano implementate le corrette misure di conservazione, con particolare riferimento alla mitigazione del conflitto con l’uomo e al contrasto delle attività illegali, per garantire alla specie un futuro roseo all’interno dell’area protetta.

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